mercoledì 12 dicembre 2012

"Amore e Psiche": reportage di un week-end a Milano

Dicembre è arrivato e si è portato dietro un freddo siberiano e pioggia mista a neve, cosa che più antipatica non si può. Oltre a questi due dettagli poco trascurabili c'è una terza caratteristica che mi fa amare molto poco la prima parte del mese: sebbene sia da sciocchi credere alle superstizioni o alla sfortuna è tradizione ormai consolidata, almeno per il sottoscritto, che il ponte dell'Immacolata sia sempre indimenticabile. Indimenticabile in senso negativo purtroppo, ogni anno succedeva qualcosa di diverso che mi ha fatto odiare questa ricorrenza, visto e considerato il mirabolante inizio di settimana giovedì pomeriggio decido di mettere in atto una delle mie alzate di ingegno: visto che non si può scappare dal 8 Dicembre, magari cambiando posto le cose sarebbero potute andare meglio! La prospettiva di prendere “due piccioni con una fava” mi stuzzicava e così decido di allontanarmi dalla mia terra natale per il week-end e, al tempo stesso, di andare a trovare la mia migliore amica che ormai si è stabilita a Milano e che, fra mille impegni, non ero mai riuscito a vedere dalla fine delle vacanze estive. Così, con l'improvvisazione del “last minute” che mi contraddistingue da sempre, faccio i biglietti, raccatto le valige e vado diretto verso Milano! Superato il primo spaesamento di un povero provinciale catapultato nella metropoli del nord, noto subito con una certa gioia che il week-end si sarebbe prospettato molto interessante! La fortuna mi ha dato una migliore amica che, oltre ad essere estremamente paziente sa come prendermi per farmi stare allegro: così, poiché la cucina non è proprio il suo forte (ndr: scusa Vala), ha deciso di portarmi per musei piuttosto che prendermi per la gola! Proprio in questo periodo a Milano, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino sono esposte gratuitamente al pubblico la scultura “Amore e Psiche stanti” di Antonio Canova e la tela “Psyché et l’Amour” di François Gérard, sarebbe stata una follia perdersi un'occasione così ghiotta!


La cosa che mi ha colpito, appena arrivati, è stata la fila: aldilà delle lamentele in pieno stile vecchietto alle poste, mi ha colpito positivamente come la gente si stia interessando di nuovo alla cultura nonostante le statistiche dicano invece l'opposto! Una volta entrati mi ha affascinato subito l'ambiente, la sala del palazzo era stata trasformata in un bosco arcadico, per ospitare le due magnifiche opere. Il tema di Amore e Psiche, narrato per la prima volta da Apuleio nelle sue “Metamorfosi” è una delle storie più affascinanti della mitologia classica, l'amore impossibile fra Eros, figlio di Venere, e la bellissima mortale Psiche che attira, con la sua straordinaria bellezza, le ire della dea. Venere ordina al figlio di far innamorare Psiche del più brutto mortale, ma sarà proprio il dio ad invaghirsi della bellissima fanciulla, con cui inizierà una relazione che ha come clausola l'impossibilità per lei di vedere il volto del suo amante. Psiche trasgredisce a questo divieto facendo scappare Amore e dovrà superare delle prove per ricongiungersi con l'amato, alla fine berrà l'Ambrosia divenendo ella stessa una dea e, dall'unione con Amore, nascerà Voluptas, il piacere.
Vedere dal vivo un'opera come la scultura di Canova o la tela di Gèrard è una grandissima emozione, non solo per chi può essere un appassionato di arte ma per chiunque: in quella sala si sentiva la magia e la fascinazione di due capolavori, una sensazione che una foto non riuscirà mai a trasmettere. “Come si guarda un quadro? Lo si guarda a lungo” dice Philippe Daverio, ed effettivamente questa mostra me ne ha dato la prova: sono i piccoli dettagli che fanno il capolavoro. Lo sguardo di Psiche che sente l'abbraccio di Amore, senza riuscire a vederlo, e il suo gesto quasi istintivo di coprirsi e di portarsi le mani al cuore sono raccolti in una compostezza e in un equilibrio di squisita eleganza e raffinatezza, ma ciò che veramente colpisce è il dettaglio della farfalla (infatti in greco Psiche, ψυχή, significa sia farfalla che anima) che si libra sopra i due amanti e i fiori in basso, fiori di fragola appena sbocciati: Gérard sceglie di non rappresentare il frutto ma il suo fiore proprio perché nella sua tela ha rappresentato lo sbocciare dell'amore fra il dio e la giovane donna.


La scultura di Canova, invece, mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta, una vera e propria sindrome di Stendhal: il gesto delicato ed aggraziato di Psiche che consegna una farfalla ad Amore, il gesto più alto e più puro, consegnare la propria anima alla persona che si ama, un'anima fragile (come una farfalla) che l'altra persona accoglie fra le sue mani con estrema attenzione. Canova sceglie di non rappresentare Amore con i classici attributi con cui, invece, lo aveva rappresentato Gérard, ma rende i due personaggi due adolescenti, una scelta che rende quest'opera ancora più toccante, aldilà delle tanti speculazioni sulla presunta “freddezza” del neoclassicismo.
Un vero e proprio amore adolescenziale, con tutti i suoi sogni, la sua purezza e le sue difficoltà, ed è stupefacente come Canova sia riuscito a mettere in scultura un simile sentimento, puro come il marmo bianco con cui è realizzata l'opera e delicato come il panneggio di Psiche, esempio della sublime maestria tecnica di Canova, che riesce a dare al marmo l'impressione di un velo leggero.
Non voglio concentrarmi sul fare una critica delle opere o una recensione della mostra, ma piuttosto su come due opere d'arte, viste dal vivo, siano capaci di trasmettere emozioni infinite a chi osserva: per me che ero partito con mille pensieri su un giorno che reputavo portatore di sventure è stato quasi un processo di catarsi, un momento di pulizia da ogni sensazione negativa che albergava nel mio animo... Dubito si possa chiedere qualcosa di più all'arte.


Sin da piccolo ho sempre pensato che i veri capolavori (cinema, musica, pittura o letteratura) non fossero solo delle fantastiche applicazioni di tecnica o semplici manifestazioni di buon gusto, ma fossero anche capaci di smuovere le corde più profonde dell'animo umano e di andare a purificarlo da tutte quelle pulsioni negative ed inquinanti proposte giornalmente dalla vita, un processo che assomiglia alla scoperta della luna nella novella di Pirandello “Ciaula scopre la luna”.
Sorprendentemente, una volta uscito, mi sono sentito strano, più leggero e libero da tutti quei pesi che mi avevano assillato durante le settimane passate: certo, magari questo dipende da Valeria e dal buon Luca, che si sono impegnati a fondo per far sì che il sottoscritto si divertisse nelle lande meneghine (e a cui mando un saluto e dedico questo intervento di oggi), ma credo che offenderei Canova e Gérard se non li ringraziassi per avermi regalato emozioni così forti in un lasso di tempo così breve.

                                                                                                                    - P.




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