mercoledì 13 febbraio 2013

Treia è un mito: reportage di un incontro con Philippe Daverio

Febbraio corto e amaro, era solito dire il mio maestro: di sicuro è un mese sempre abbastanza intenso, e noi ve lo confermiamo! Siamo sommersi da simulazioni di terza prova (Federica) o esami universitari (tipo il sottoscritto), nel migliore dei casi si sta a letto con l'influenza (Raffaella)... Quindi vogliate scusarci se siamo stati un po' latitanti nell'ultimo periodo!
L'articolo di oggi è un piccolo reportage di quella che, per me, è stata un'esperienza indimenticabile: un incontro ravvicinato (del terzo tipo, insomma) con Philippe Daverio, il critico d'arte che conduce Passepartout e che reputo uno degli uomini più colti d'Europa, del resto è proprio dalla sua fantastica trasmissione che ho preso l'idea di aprire questo blog!


Era venerdì quando, entrando su facebook, noto che Federica mi ha pubblicato qualcosa in bacheca e leggo un link a Cronache Maceratesi che mi informava che l'indomani il mio idolo sarebbe stato l'ospite d'onore di questa manifestazione per promuovere la storia del comune di Treia. Incurante dell'allerta meteo, della neve, delle strade ghiacciate e della mia macchina tutt'altro che affidabile ho deciso che mi sarei messo in viaggio per Treia per non farmi sfuggire l'occasione di incontrare un personaggio del calibro di Daverio.
Dopo un viaggio di andata abbastanza travagliato (svoltosi in compagni degli AC/DC che sono "a prova di neve") arrivo finalmente a destinazione: la conferenza si è svolta presso il magnifico teatro comunale di Treia (piccola chicca: lo sapevate che le Marche hanno la più grande densità di teatri di tutto il mondo? Una simpatica curiosità che ci ha svelato il critico d'arte) che, nonostante il freddo e l'allerta neve era davvero gremito!


Mi sistemo comodamente in sala ed aspetto trepidante l'arrivo di Daverio, temendo che la neve possa avergli impedito di prendere parte alla manifestazione: in effetti già in sala, visto e considerato la mezz'ora buona di attesa, si iniziava a vociferare che il critico d'arte non fosse venuto, ma ecco che all'improvviso entra in scena una ragazza che presenta la manifestazione ed introduce uno dopo l'altro le autorità e gli ospiti, annunciando per ultimo proprio Philippe Daverio che sale sul palco fra gli applausi della gente.  
Abbigliato, come al solito, con il suo stile un po' sopra le righe, con accostamenti di scacchetti, righine, pois e colori piuttosto psichedelici dimostra sin da subito di essere bizzaro non solo nel vestirsi ma anche nei modi di fare: sembra uscito proprio da una qualche novella ottocentesca. Eppure, nonostante la sua stranezza, emana un carisma straordinario: prende il microfono e lo avvicina all'altoparlante del suo iPhone per far ascoltare l' "Inno ad Iside" dal "Flauto Magico" di Mozart (dice lui stesso "un trucco di basso teatro") per inaugurare a modo suo la conferenza e poi si siede ascoltando interessato gli interventi degli altri due ospiti, "Luigi Lanzi: il vero modo di illustrare le antiche cose”, della professoressa Anna Santucci (Università di Urbino “Carlo Bo”) e "Archeologia a Treia: una storia di ricerche e valorizzazione da Fortunato Benigni al 3D" del professor Roberto Perna (Università degli Studi di Macerata). A questo punto tocca a Philippe Daverio prendere la parola, illustrando il tema del culto di Iside (che i Romani hanno fuso con la dea Trea), che egli definisce una dea "cult", grazie alla quale gli antichi contadini guerrieri morigerati scoprono che il lusso fa bene alla vita. Un intervento che ho apprezzato moltissimo, nel quale Daverio ha spaziato dal colto al popolare, con una punta di malizia ma sempre con la massima eleganza e finezza, puntando i riflettori sul tema di "classico" e "moderno": la provocazione è proprio nell'evidenziare come il gioco della cultura sia tirare palle in aria senza farle cadere per terra, come un giocoliere e mostrando come la vera Europa non sia quella dello "spread" o della "moneta unica", ma quella delle culture, la prima energia sono le idee, poi vengono i soldi, un messaggio che, in questi tempi di crisi, è quasi commovente.
In mezz'ora Daverio fa una lezione formidabile, spaziando dalla mitologia romana a quella egizia, passando per la storia ed infine mostrando la differenza fra mla ricerca della citazione nel passato e la ricerca di ciò che, dall'antichità, vive ancora nel presente, la cultura è provocazione ed il passato ha valore perchè serve a fabbricare il futuro.
Dopo gli applausi la folla esce dal teatro e nonostante la tarda ora decido di trattenermi ancora un po' per avere la possibilità di incontrare da vicino il mio idolo, il suo intervento mi aveva reso più entusiasta che mai. Sono rimasto sorpreso della giovialità con cui mi ha trattato e di come, alla proposta di farci una foto insieme, chiedendo alla ragazza di scattarne un'altra perchè la prima era venuta mossa e dicendo alla fine "Giovanotto, vicino a lei sembro ancora più brutto!".
Non dimenticherò mai questo pomeriggio, che mi ha fatto capire la sostanziale differenza fra chi è "erudito" e non fa altro che riempirsi la testa di informazione e fra chi, invece, è "colto", vive ciò che ha studiato ed è capace di giocare con quanto ha appreso in vari registri... E non mi importa se alla fine sono tornato a casa tardissimo ed ho rischiato di abbracciare un guard-rail con la macchina che mi slittava sul ghiaccio, per me sarà il ricordo di un sogno che si è avverato e la conferma ulteriore di come la cultura di un uomo sia stata capace di riunire un paese in un sabato pomeriggio, per fargli riscoprire la sua identità.

    
                                                                                                                     - P.



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